
Dal vangelo di Giovanni (14,15-16.23-26)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre. Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
La festa della Pentecoste segna il passaggio dall’antica alleanza ad un progetto completamente nuovo ed inaspettato. Infatti,mentre la comunità giudaica celebrava il dono della Legge sul monte Sinai a Mosè, la nuova comunità chiusa nel Cenacolo è chiamata a diventare una Chiesa che irrompe nel mondo permezzo dell’azione dello Spirito.
Inizia un rapporto nuovo con Dio per mezzo di Gesù che ha domandato e ottenuto lo Spirito per i suoi discepoli. Il credente non è più colui che obbedisce a Dio osservando le sue leggi, quelle date da Mosè, ma colui che assomiglia al Padre praticando un amore simile al suo: per questo ha bisogno del dono dello Spirito.
Dopo avere reso, nell’Ultima Cena, i discepoli capaci di amare attraverso il lavaggio dei piedi, Gesù chiede il loro amore.

È la prima volta in cui Gesù chiede amore, ma lo fa soltanto dopo aver insegnato loro ad amare perché con l’amore è possibile far conoscere Dio all’umanità. Un “comandamento nuovo” dove nuovo non significa aggiunto agli altri, ma di una qualità migliore che sostituisce tutti gli altri per potersi amare gli uni gli altri.
Nasce con la Pentecoste la Chiesa fatta di uomini e donne chiamati ad amare. È vero: dietro questa parola si nascondono notevoli insidie, ma si possono costruire strutture che abbattono le diversità e le discriminazioni.
Con la Pentecoste nasce il tempo dello Spirito.
L’ora in cui insieme si costruisce l’amore realizzando esperienze che non si distacchino né dal Vangelo, né da quanto Gesù ha detto e fatto.

Con la Pentecoste nasce la Chiesa che è unità nella diversità. Tutto ciò al fine di accogliere tutti nel nome dell’amore e del Vangelo. Una Chiesa che necessita dello Spirito santo perché, se da un lato deve intraprendere strade nuove, dall’altro deve cercare di prendersi cura di tutti e di mettersi in discussione.
Lo Spirito è quella forza che deve, inoltre, illuminare per non cadere nel peccato. Il peccato divide, lo Spirito unisce e ricrea quanto è stato distrutto. Il denaro, il potere, le violenze, le discriminazioni non hanno nulla a che fare con la Chiesa della carità, dell’accoglienza, della diversità, della progettualità della vita, della logica di quell’amore vero che vede gli ultimi sempre ai primi posti.

Con la Pentecoste nasce la “chiesa della porta accanto”, soprattutto quella che è ancora chiusa; la “chiesa che non evapora”, ma che s’incarna; la “chiesa che non baratta” i valori, ma li eleva e soprattutto la “chiesa-casa” di tutti e per tutti che non ha paura né dell’intelligenza artificiale, né delle novità perché segue un unico comando: amare!
Chi ama va oltre ogni limite e non distrugge mai nessuno.
Il vostro parroco
Antonio Ruccia