MOTIVATI E MOTIVANTI – DOMENICA 14 SETTEMBRE

MOTIVATI E MOTIVANTI

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 3,13-17)

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio, infatti, ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».

 

Riguardo a quanto Gesù stava provando, Nicodemo, uno del Sinedrio, si pone una serie di interrogativi. La paura di essere tacciato come uno di quelli di Gesù o, peggio ancora, come un traditore, gli suggeriscono di andare da Gesù di notte.

Quando i due si trovano faccia a faccia, Nicodemo chiede al Maestro di Galilea, dove trovare il senso del vivere terreno per poi salire in cielo. Aveva intuito che vivere non volesse dire semplicemente lasciar scorrere il tempo, ma era necessario dare un senso alla vita quotidiana. Una vita che non poteva circoscriversi al presente, ma doveva puntare verso l’alto e l’altro.

La risposta di Gesù a Nicodemo è al tempo stesso inquietante e liberante. Rimanda a Mosè. Questi aveva chiesto la guarigione del suo popolo che era stato morso da serpenti velenosi in seguito alla costruzione del vitello d’oro. Avevano barattato Dio con un idolo.

Dio concede la sua misericordia e invita Mosè a costruire un serpente di rame, collocarlo su di un’asta e così chiunque lo avesse guardato sarebbe stato guarito.

E continua dicendogli che solo con l’innalzamento di Gesù tutto sarebbe stato riabilitato. Infatti, la morte in croce di Gesù non avrebbe concesso solo la guarigione, ma la salvezza. Il sacrificio di Cristo sulla croce avrebbe mostrato l’amore incondizionato di Dio per l’umanità.

Questo determina il non limitarsi al vivere alla giornata, ma a dare un senso a tutta la vita. A diventare motivanti perché Dio ci ha dato un senso di vita.

La croce è salvezza e non semplice guarigione. Mostra il volto di un Dio buono. Un Dio completamente diverso. Un Dio che non condanna, ma che riscatta e riabilita.

Bisogna motivarsi per essere cristiani nuovi. Non avere paura della croce, ma con la croce riscattare l’umanità. Proviamo a pensare per un attimo ai drammi della solitudine, dello sballo, della ricerca del denaro senza impegnarsi, delle paure derivanti dal tempo che passa. Al contrario, la croce, è la ragione della vita che continua.

Siamo chiamati a diventare cristiani che contribuiscono a riscattare l’umanità e non ad essere spettatori o comparse del macabro spettacolo della morte di Gesù. Siamo chiamati a passare da motivati a motivanti, ad amati per amare mostrando che questo è il Dio di Gesù Cristo. Un Dio d’amore che chiede di contribuire alla realizzazione di un mondo dove ogni tipo di morte sia eliminato e possano aprirsi nuove vie di risurrezione.

Il vostro parroco

Antonio Ruccia