Nominiamo Charlie: Ambasciatore della vita!

Nel blog di oggi don Silvio dedica una lettera al piccolo Charlie Gard e alla sua vicenda che ha mosso l’opinione pubblica, sottolineando il mistero che nasconde ogni vita, anche quella che porta i segni della passione: “Tu sei prezioso, Charlie, perché ci ricordi che la vita non si misura con la forza né con la salute; la dignità dell’uomo non dipende dalle sue capacità”.

Piccolo Charlie,
la vita non ti ha risparmiato sofferenze, avresti preferito la camera colorata della tua casa  e non la stanza asettica di un ospedale, gli sguardi commossi dei tuoi genitori e non quelli indagatori dei medici, gli abbracci pieni di tenerezza di tua mamma e non i fili che ti legano a macchine artificiali. Una grave patologia ti ha costretto a vivere tra le fredde mura di una clinica. Un piccolo meccanismo che non funziona e … voilà, la macchina del corpo s’inceppa, va in tilt. Il filo che ti lega all’esistenza è davvero esile, si può spezzare da un momento all’altro. La tua vita è segnata da una radicale precarietà, quella che nessuna ama, sei come sospeso tra la vita e la morte.

Tu sei prezioso, Charlie, perché ci ricordi che la vita non si misura con la forza né con la salute; la dignità dell’uomo non dipende dalle sue capacità. C’è qualcosa d’altro, c’è un mistero che spinge tutti a occuparsi di te. I tuoi genitori sono in prima fila, sospinti da un amore che non ha nome, tanto è grande, un amore che non si ferma dinanzi a nessun ostacolo. Sono pronti a tutto pur di custodire la tua fragile vita. Puoi essere orgoglioso di loro. Anche i medici si sono preoccupati di te, hanno cercato di capire qual era la causa di quel male oscuro che ti impediva di vivere e quali terapie era possibile mettere in campo. Anche loro sono l’icona di un’umanità che non si arrende e ogni giorno combatte una dura battaglia.

Purtroppo hanno cominciato ad occuparsi di te anche i giudici, chiamati in causa da un sistema sanitario che misura ogni cosa, anche la vita e la dignità delle persone. Per questa gente, per questo anonimo sistema, specchio fedele della (in)civiltà di questo tempo, tu non sei una risorsa ma un peso, non sei un “tesoro di mamma” ma un costo. Un costo insostenibile e perciò da eliminare. E quando non è possibile eliminare la malattia … tu capisci. È iniziata così un’altra guerra, fatta di carte bollate e sentenze. Tutti o quasi contro di te. Come se tu fossi un nemico. Non un innocente da salvare ad ogni costo ma un colpevole da condannare.

Tu non sai niente di tutto questo. Non conosci i dettagli di questo autentico accanimento legale che ha cercato in tutti i modi e con i guanti gialli della formalità giuridica, di giustificare la soppressione di un innocente. Noi invece lo sappiamo. E tremiamo al pensiero di essere diventati una cosa, un numero, un peso. I giudici non lo sanno, non lo hanno ancora capito: la sentenza che permette ai medici di staccare il filo della tua vita, condanna tutti, rende insignificante la vita umana. Questa sentenza, infatti, toglie la veste dell’inalienabile dignità e ci fa indossare l’abito della dignità condizionata. D’ora in poi la dignità non è più la veste che ogni uomo possiede per natura, non è più il regalo che Dio fa all’uomo per il fatto stesso di averci creato a sua immagine; ma è l’abito che la società dona a condizione di riconoscere che siamo capaci e utili.

Caro Charlie, quando andrai in Cielo, portato dagli angeli, ricordati di noi, popolo della vita che segue impotente queste vicende; ricordati di questa umanità sempre più smarrita; ricordati dei bambini che non possono venire alla luce e di quelli che sono nati ma vengono usati come cose da gente senza scrupoli. Mi raccomando, non dimenticare di chiedere al Padre celeste, Lui che non dimentica nessuno, di nominarti Ambasciatore della vita. E ti prego di esercitare questo ministero con tutta la passione di cui sei capace e di cui c’è veramente bisogno. Tu, piccolo angelo, cerca di procurarci delle ali per imparare a volare e a misurare i fatti della vita con quello sguardo carico di speranza che hanno i santi. Mi raccomando, contiamo su di te.

Don Silvio

FONTE puntofamiglia.net