QUELLI DEI “PIEDI PER TERRA” – 28 MAGGIO 2022

Dal vangelo secondo Luca (Lc 24,46-53)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».       
Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia
e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

​Gesti e parole, questo stretto connubio, fatto da Gesù è segno di un progetto che sembra stravolgere continuamente i discepoli. Sebbene avessero fin dall’inizio visto i miracoli compiuti dal Maestro, gesti straordinari che nessuno si sarebbe aspettato,sebbene avessero ascoltato le sue parole, macigni che precipitando dall’alto finiscono per crearevoragini lasciando interrogativi nella loro vita e a lunga distanza anche nella nostra, è lo stesso Gesù che chiede di uscire dalla logica dell’incertezza e cominciare a camminare verso altri e nuovi obiettivi.  

​Dopo l’Ultima Cena con quel gesto della lavanda dei piedi riservato agli schiavi che mostra il Suo farsi ultimo per amore; da quella prima apparizione nello stesso cenacolo la sera di Pasqua con mani e piedi bucati con cui mostrava di aver sconfitto morte e peccato; dopo quel cammino con destinazione periferia di Gerusalemme nel villaggiodi Betania che lo aveva visto protagonista della risurrezione di Lazzaro; pronuncia l’annuncio di un nuovo progetto di vita passante per la conversione e il perdono dei peccati che gli stessi apostolidovranno realizzare. Gesù dichiara che coloro che intendono andare avanti dovranno avere i piedi perterra.

​Lo dice chiaramente. Quelli che intendono proseguire nonostante difficoltà e muri da abbattere,dovranno necessariamente essere “quelli della città”. In altri termini “quelli che hanno i piedi sulla terra e realizzano pezzi di cielo”. Cristiani della città e non credenti della tradizione. Cristiani della città e non continuatori di riti e manifestazioni. Cristiani della storia e non credenti che mandano a memoria preghiere o che si mostrano tutti perfetti senza mai le mani sporcarsi di Vangelo. 

​Gesù annuncia qualcosa di veramente nuovo. Indica ai discepoli che “quelli della città”, “quelli con i piedi per terra” non potranno, né dovranno essere quelli della straordinarietà o dell’emotività. Dovranno avere come unica caratteristica l’incisività nell’essere al servizio di Dio-amore e del prossimo. 

​“Quelli dei piedi per terra” dovranno conseguentemente rendere bella la città. Dovranno,nella loro vita, far sintesi per vivere la laicità essendo profondamente cristiani. Dovranno essere quelli che non si isolano e che non gestiscono la vita per interesse, ma che lavorano per amore. 

Dovranno essere “quelli della pace”, non quelli delle armi, delle distruzioni, delle guerre dimenticate, dei massacri non visti, quelli che dicono che non si può far nulla contro il commercio delle armi e non dovranno essere quelli che un giorno sfilano inneggiando alla pace e il giorno seguente sono assenti perché si aspettano che il mondo cambi in un batter di ciglia;

“quelli della giustizia”, non quelli che si alleano con mafie e criminalità o quelli che pensano solo a se stessi dimenticando che ogni attimo muore un bambino per fame o quelli che dividono il mondo e i quartieri delle città tra élite e poveri;

“quelli degli stili di vita sostenibili e di un’economia di giustizia, che credono in un mondo nuovo e diverso fondato su una diversaorganizzazione sociale, su una finanza etica e su una gestione equa e conservativa delle risorse e non quelli che distruggono la natura finendo per massacrare il pianeta pur di intascare denaro che farà la fortuna di pochi dimenticando tanti;

“quelli della domenica” che stanno insieme non dietro le colonne o in fondo alle navate delle loro chiese, ma che si lasciano plasmare dalla parola di Dio e che escono per aggregare tutti e diventare comunità di strada.

​A tutti questi dai “piedi per terra” Gesù chiede di essere pronti ad accogliere lo Spirito e diventare costruttori di un mondo di pace, di giustizia in servizio continuativo per Dio e per la Chiesa senza avere paura di nulla soprattutto perché insieme si può costruire un mondo “a misura d’amore”.  

​​​​​Il vostro parroco

                                                                            Antonio Ruccia