CHIAMATI A PASSARE DA SBRICIOLANTI A SCHIODANTI – Venerdì Santo

Dal  Vangelo di Giovanni (18,1 – 19,42) 

I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato –, e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice: «Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte». E i soldati fecero così.

Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». C Poi disse al discepolo:  «Ecco tua madre!».  E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse:  «Ho sete».  Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse:  «È compiuto!». C E, chinato il capo, consegnò lo spirito.

Ci sono tutti alla crocifissione di Gesù. Personaggi noti e meno noti. Parenti ed estranei, soldati e spettatori. Per tutti, l’Uomo della croce, ha qualcosa da dire e soprattutto qualcosa da indicare. Vocazioni da concretizzare e esperienze da comunicare.
Il Vangelo di Giovanni non dimentica nessuno. Tutti presenti sulla via del Calvario. E … ci siamo anche noi. La proposta è chiara: non possiamo essere passanti, ma sbriciolanti prima e schiodanti dopo.
Giuda, il fratello svenduto. Ha il volto dei giovani e di tanti, ora uomini e donne nel pieno delle forze, che sono andati via dalla vita delle nostre comunità. Si sono venduti per denaro e per paura. Nel loro animo tanta gelosia per gli altri e non riescono più a girare lo sguardo a Cristo, fratello di tutti. Ormai chiusi e rinchiusi in se stessi, tutto della loro vita è svalutato.
Simone di Cirene, il fratello reclutato. Reclutato e non compensato. Volontario obbligato. Ha il volto dell’annoiato che, poco interessato, continua a girare al largo. E’ l’indeciso, il rinunciatario e l’incompleto. Non ha alcuna intenzione di comprendere che per essere sbriciolante e schiodante deve solo metterci un pizzico di amore. E questo non è disonore, ma semplicemente collaborazione.
Maria e le altre donne, sorelle coraggiose. Non sono figuranti ma gestanti di vita. Hanno il volto di chi si spende nelle case famiglie, nelle foreste abbandonate, nell’educazione alla vita, nell’evangelizzazione dei ragazzi e hanno il loro cuore aperto come solo una mamma sa fare. Lottano contro criminalità e mafia, contro la tratta degli esseri umani e il loro futuro è segnato da un domani che è già cominciato oggi. Sono sbriciolanti e schiodanti senza etichette che non abbandonano nessuno sulla strada della vita.
Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo, fratelli intraprendenti. Sono quelli che ci credono nonostante la paura, osano di più. Non sono appartenenti a una nuova agenzia funebre, ma evangelizzatori di strada perché hanno colto che il cristianesimo da supermarket dei nostri oggi è superato ed è anacronistico. Sono costruttori di futuro. Hanno il volto dei nuovi evangelizzatori e di tanti sacerdoti che credono nella Chiesa dalle mani bucate e che sanno sempre osare di più e amare di più. Abbracciare i crocifissi non è peccato, ma lasciare i crocifissi è “omissione mortale”.
Non passare oltre la croce. C’è un posto per te da sbriciolante e da schiodante.

Il vostro parroco
Antonio Ruccia