I costruttori delle nuove cattedrali – 1 novembre 2019

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5, 1-12)

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

Chissà da quale nazionalità e da quale etnia proverranno i costruttori delle nuove cattedrali del terzo millennio.
Le linee perfette delle cattedrali romaniche che invitano a procedere verso il fondo e quelle gotiche che invitano a guardare verso l’alto, per non dimenticare quelle bellezze incomparabili dell’era rinascimentale, ci fanno pensare che le nuove cattedrali non potranno avere mai avere una bellezza nuova. Eppure … le cattedrali del terzo millennio sono in costruzione. Sono fatte non più con gli stampi gettati e ritenuti inutili per secoli, ma con un’originalità che nessuno avrebbe potuto mai immaginare.
Tutto questo ha un’origine: il monte delle Beatitudini. Dal quella collina affacciata sul lago di Tiberiade, Gesù ha lanciato il vademecum per gli ingegneri e gli architetti che avrebbero dovuto costruire le cattedrali nel corso dei secoli. Cattedrali e basiliche fatte di persone che in maniera originale hanno costruito e continuano a costruire cammini di santità nella storia. Una storia dove guerre e stragi, catastrofi ed epidemie sembrano non finire mai. Eppure i costruttori delle cattedrali diventano sempre più originali.
Sono quei figli instancabili che diventano santi perché oltre la malta e i mattoni, oltre il ferro e le forme ecosostenibili, continuano a costruire spazi di umani e cristianità e ricominciano il giorno dopo aver terminato (se terminato si può dire) il loro servizio. Una Chiesa senza “santi”, infatti, sarebbe una cattedrale vuota e una comunità senza figli.
Amore, misericordia, servizio, impegno non sono sulla stessa frequenza d’onda di quelle forme che fanno coincidere la felicità con il benessere.
Le beatitudini sono il progetto cartaceo della “Chiesa delle originalità” che sa tradurre il Vangelo in lingua corrente. Una Chiesa povera con i poveri, impegnata a eliminare le disuguaglianze e le ingiustizie, a essere madre e a inventarsi spazi di pace, che richiede perimetri illimitati e volumi oltre la tridimensionalità permettendo a tutti di accedere senza limiti nelle nuove cattedrali della santità del terzo millennio. Tutti coloro che nel nome del Cristo povero e umile combattono la fame e la sete, le malattie e l’AIDS, le guerre e le violenze su donne e bambini, sono solo alcuni dei santi in cammino che continuano a costruire e inventare le nuove cattedrali del terzo millennio.

Una santità che richiede il passaggio dalle strutture alla comunità. Comunità dalle navate laterali che convergono verso l’abside. Convergenze di santità dove gli operatori della vita propongono famiglie di amore e non facili concessioni abortive e blackout per fine vita; che non chiudono gli approdi a chi è diverso o dalla pelle più scura; che si mostrano nel servizio dell’essere misericordianti e non belligeranti; che hanno un unico fine: prendersi per mano avendo la certezza che le soglie delle cattedrali non prevedono porte o chiusure di sicurezza.

Non ci sono limiti: le cattedrali, anche nell’era del femminicidio e della superficialità, sono chiese aperte, dove tutto va oltre la convenzionalità e dove Cristo mostra, per mezzo dei suoi costruttori, sempre la sua originalità.

Il vs parroco
Antonio Ruccia