DA AVANZI A SANTI – domenica 15 marzo 2029

L’energia pulita del pozzo di Sicar


Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 4, 5-42)

 In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani.
Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?».
Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua».  Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero».
Gli replica la donna: «Signore,  vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». 
In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui.
Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».
 Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».]

    Al pozzo di Sicar Gesù, stranamente a mezzogiorno contrariamente alla prassi, incontra una donna “straniera”. Una samaritana fuori da ogni regola che, “armata” di brocca, si reca al pozzo di Giacobbe ad attingere l’acqua che dovrà servirle per il suo e l’altrui sostentamento. 

    Il pozzo nella concezione biblica è sempre luogo di incontro, luogo di inizio di una storia d’amore che produrrà qualcosa di nuovo, perché il pozzo è simbolo di fertilità E’ al pozzo che il servo di Abramo incontra Rebecca che diverrà la moglie di Isacco (Gen 24); è al pozzo che Giacobbe incontrerà la bellissima Rachele che diverrà sua moglie (Gen 29) ed è al pozzo che Mosè incontrerà le figlie di Ietro, recatesi ad attingere acqua nel deserto, che difenderà da alcuni pastori che le avevano cacciate via, fatto che gli farà ottenere l’accoglienza in casa del loro padre Ietro che successivamente gli darà in moglie Zippora.

    In tutti e tre gli incontri citati, i protagonisti, come Gesù, sono in transito per una missione. 

    E’ al pozzo di Sicar, in Samaria, che Gesù chiede da bere a una donna. Rompe gli schemi e sfata i tabù della differenza sessuale. Non si limita a chiedere acqua alla donna, affascinata dalle parole dello sconosciuto, ma con un linguaggio fuori dal comune le propone qualcosa di diverso. La invita ad attingere all’acqua viva. In questo incontro diverso e inusuale, Gesù chiede alla donna di passare dalla temporaneità alla definitività: da una fede emotiva a una radicata.

    Tutto ciò rientra in un’esperienza che dovrebbe proiettarla in un cammino diverso per la sua vita attraverso qualcosa d’inedito. E’ l’inedito che spiazza la donna. Anche in altri passi evangelici il termine donna è sempre associato all’inedito: a Cana di Galilea (Gv 2, 4), sotto la croce (Gv 19,26), al mattino di Pasqua (Gv 20,13), nel perdono concesso dinanzi  all’adultera davanti a chi voleva lapidarla  (Gv 8, 9-10). 

    Gesù propone un cammino di fede inedito. Un’esperienza diversa e creativa che determina una svolta nella vita.

    Come dal Tabor i trasfiguranti sono chiamati a trasformare la luce che hanno visto in energia d’amore, così al pozzo di Sicar la donna di Samaria è chiamata a essere apripista di nuova forza derivante proprio dall’acqua. Infatti, come l’acqua precipitando in un bacino produce, attraverso un’energia cinetica, una fonte idroelettrica in grado di giungere nelle case attraverso i canali realizzati: così la Samaritana, donna poco raccomandabile, è chiamata a diventare fonte di energia per condurre tanti a Cristo.  Per fare questo è necessario gettarsi e avere piena fiducia nel Signore, creare nuovi e inediti spazi d’incontro con Lui e vivere esperienze di fede alternative a quelle attuali. 

    Scaturiscono proprio da ciò la riscoperta del Vangelo, le esperienze caritative che sembrano essere spiazzanti e forvianti ma che invece sono determinanti per rivedere la propria vita, il non ritenersi mai nel giusto, l’entrare in relazione con quelli che sono lontani dalla vita di fede e il non pretendere di possedere la certezza di una fede dogmatica. 

    A Sicar Gesù, in maniera inedita, traccia il passaggio da una Chiesa dei riciclati e dei demotivati insignificanti a una Chiesa/comunità di santi derivanti dagli avanzi e generati da quell’energia di acqua viva di chi ha avuto il coraggio di gettarsi nel Signore e di produrre energia d’amore. 

Il vostro parroco

Antonio Ruccia