DA RAGAZZA INSIGNIFICANTE A DONNA MOTIVANTE – IMMACOLATA 2021


Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1, 26-38)


In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Sembra l’inizio di una bella favola da raccontare ai piccoli, quella di una ragazza sfortunata che per un colpo di fortuna, cambia tutta la vita. Una favola dai contorni grigi che si colorano di luce e di sorrisi e che lascia tutti con il fiato sospeso fino al lieto finale dove tutti vissero felici e contenti. 

    Sembra … ma non lo è! Non è una favola. Non è un testo che si trova nello scaffale delle librerie dove, tra gli altri testi, è possibile reperire anche quelli della letteratura per l’infanzia. 

    È una storia vera che sovverte tutti i criteri, anche quelli collaudati dalla storia. E’ la storia di Maria di Nazaret, la figlia di Gioacchino e Anna, anagrafata nella lista delle poche famiglie di un villaggio sperduto della Galilea. Una ragazza insignificante di un villaggio non rintracciabile poiché i criteri di una volta sono anche quelli di oggi che definiscono l’importanza di una persona dai titoli del casato di appartenenza e dal curriculum acquisito a suon di gradi accademici o di master debitamente pagati con il denaro conservato in cassaforte. 

    Sebbene l’arcangelo Gabriele si mostri informato fin nei dettagli della vita e di quello che si apprestava a fare Maria, non ha alcuna difficoltà a chiederle la disponibilità ad accogliere per nove mesi Gesù nel suo grembo. La domanda è a dir poco sconvolgente. Le chiede la disponibilità a diventare madre di quel Dio in cui crede e successivamente allattarlo e svezzarlo perché possa realizzare la salvezza dell’umanità.

    Le domanda non una maternità surrogata. Una di quelle che il mondo odierno sembra preferire perché arriva a paragonare i figli a qualcosa da comprare in uno store creato ad hoc. Le domanda non una maternità eccezionale come quella di Sara o di Anna che, in tarda età, hanno la gioia di sentirsi chiamare mamma da Isacco e da Samuele. Nemmeno una maternità sul modello della moglie di Manoach che partorirà il forte Sansone che distruggerà i Filistei. 

    Le domanda di essere madre, per opera dello Spirito Santo,perché possa dare un senso alla vita di tutti, nessuno escluso. Una maternità che possa dare un senso alla vita di tanti che oscillano tra il nulla e l’insignificanza, ma soprattutto possa comunicare che è sulla logica della disponibilità che si costruisce il futuro del mondo. Disponibilità intesa non come qualcosa di momentaneo, ma come servizio di amore per riabilitare anche chi nella vita non sempre ha agito per il bene. 

    La disponibilità a lei richiesta non è quella delle privazioni, ma quelle delle motivazioni da dare a se stessi e agli altri. E’ esattamente il contrario di quello che sprona la nostra società della globalizzazione dell’indifferenza: paura di Dio, paura di rinunciare al divertimento sfrenato, paura di non poter gestire il proprio tempo a piacimento, paura di ritrovarsi con pochi spiccioli in tasca, paura di essere etichettati come “quelli della chiesa”, paura di dover stare nelle regole di una morale stretta, paura di non poter avere un titolo da mostrare, paura che un giorno non troppo lontano un altro angelo possa far visita anche nel cuore di qualcuno e proporgli qualcosa che possa sconvolgergli la vita. 

    Eppure Maria è donna determinata. Nonostante i dubbi e le incertezze, dovuti soprattutto alla giovane età, mostra tutta la sua disponibilità. Una disponibilità non coincidente con la notorietà.

    Nella nostra società spesso senza educatori e senza modelli di disponibilità, Maria mostra ancora una volta che la scelta di servire Dio è scelta di amore. Una scelta che vale per sempre perché non serve essere cristiani occasionali, ma credenti motivati che hanno chiara una certezza: DIO RICOMINCIA DA TE!

Il vostro parroco – Antonio Ruccia