Dal Vangelo secondo Luca
Lc 2,16-21
In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.
E’ solo una semplice curiosità sapere qual è la strada percorsa dai pastori nella notte che dal deserto della Giudea li ha condotti alla stalla di Betlemme oppure è una strada che c’intriga e c’interroga nello stesso tempo per sapere chi fosse veramente quel Bambino avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia?
E’ solo una semplice curiosità sapere perché hanno percorso la strada in fretta senza nemmeno accomodare il gregge oppure quella strada era semplicemente in discesa e loro si sono precipitati a scavezzacollo per sapere chi fosse veramente quel Bambino avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia?
E’ solo una semplice curiosità sapere perché andarono per quella strada pur potendo saltare tra le pietre che lo conoscevano molto bene per il fatto di condurre le pecore oppure semplicemente perché era solo l’ansia di sapere da dove venissero i lamenti lontani di un Bambino avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia?
Tante domande che necessitano di risposte. Tante e tante altre domande a cui bisogna dare un seguito. Tante e tante altre domande che ancora oggi non possiamo pensare di lasciare in sospeso. Domande che richiedono il nostro coinvolgimento perché Natale è solo un inizio. Il seguito dobbiamo ancora raggiungerlo. Per questo continuiamo a domandarci: qual è la strada che dalla grotta di Betlemme giunge ancora fino a noi dopo tantissimo tempo?
La strada percorsa dai pastori è quella degli uomini e delle donne che non aspettano, che non fanno troppi calcoli e che non hanno paura di mettersi in gioco. E’ la strada dei cristiani della prima ora. E’ la strada di quelli che intuiscono e poi concretizzano l’amore senza stare troppo a sottilizzare se ne valeva la pena. E’ la strada dei giovani veri, di quelli che per dare alla loro vita il senso del dono si pongono dalla parte dei poveri e degli ultimi, a volte anche esagerando o sbagliando, ma che rivelano di credere in Gesù e nell’amore. E’ la strada delle “Sandre Sabbatini” o dei “Carli Acutis”. E’ la strada dei pazzi d’amore per “i bambini di Betlemme del XXI secolo”.
La strada percorsa dai pastori è quella degli uomini e delle donne che trasformano la mangiatoia in luoghi di accoglienza, che sanno inventare e investire per un futuro diverso. E’ la strada di certi sacerdoti fuori dal comune perché stanno dalla parte degli ultimi e sonoimmediatamente messi in discussione da altrettantisacerdoti che preferiscono cantare senza stonare il Te Deum in gregoriano e non accorgersi che il mondo percorre una strada diversa che non va certamente in direzione della grotta di Betlemme. E’ la strada di certi uomini e donne che hanno scelto la condivisione e vivono il battesimo mettendosi al servizio di tutti proponendo un’educazione ai valori soprattutto per i giovani che confondono l’amore con l’interesse economico e mondano del piacere. E’ la strada di quella parte di Chiesa che è madre e maestra perché sa accarezzare e promuovere stili di vita che coincidono con il bene dell’accoglienza e della solidarietà al fine di essere tutti fratelli.
La strada percorsa dai pastori è quella degli uomini e delle donne che fa ritorno e non si arresta nella prassi della comodità. E’ la strada del giorno dopo che spunta dopo la meraviglia accumulata nel cuore oltre che negli occhi nella notte. E’ la strada dei cristiani che s’impegnano per la vita e che con Maria e Giuseppe mostrano al mondo che non serve conservare un bene per se stessi, ma va donato a tutti.
E’ la strada dello sviluppo integrale dell’uomoverso chi nella vita non vale nulla, verso chi ha perso tutto e verso chi ha bisogno d’amore. E’ la strada di chi ha cura dell’altro, di chi s’interessa dell’altro, di chidenuncia i conflitti esistenti e quelli dimenticati, di chi crea i ponti tra le generazioni per fortificare la cultura del dono e dell’amore, di chi tenacemente promuove la vita e non accetta la logica dei carrozzini vuoti e di quell’inverno demografico frutto della logica relativistica e edonistica oltre che economica della nostra società del benessere (anche se dovrebbe dirsi del malessere).
E’ la strada dei “beati gli operatori di pace”,
di quelli che “sono impegnati e continuano a dedicarsi con generosità e responsabilità per garantire l’istruzione, la sicurezza e la tutela dei diritti, per fornire le cure mediche, per agevolare l’incontro tra familiari e ammalati, per garantire sostegno economico alle persone indigenti o che hanno perso il lavoro”.
E’ la strada di chi vuol continuare a fare Natale, come Maria che sa bene che questo è solo l’inizio di un grande impegno che non va né tralasciato né lasciato a “metà strada”. E’ l’impegno di chi crede veramente nel Bambino di Betlemme.
Il vostro parroco
Antonio Ruccia