TESTIMONI – DOMENICA 27 febbraio

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 6,39-45)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: “Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: ‹Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio›, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.
Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda”.

​Gesù sembra non arrendersi. Dopo aver proclamato le Beatitudini; dopo aver chiesto che “i suoi”, quelli che avrebbero voluto seguirlo,dovevano aver un “quid” in più, un’aggiunta in più, tanto da fare la differenza per mostrare dovunque il bene; dopo aver indicato già da Nazaret che i poveri erano per Lui il criterio su cui confrontarsi, insiste e invita a progettare qualcosa di nuovo con uomini e donne pronti a diventare testimoni di vita e di misericordia.

​Un progetto posto sotto gli occhi di tutti e non elaborato nelle “stanze dei bottoni” dagli esperti della Tradizione ebraica. Un progetto atto a scandalizzare e nello stesso tempo a scardinare i possessori della verità che mai avrebbero pensato dimettersi in discussione. Un progetto dalle basi ben ancorate alla saldezza della stessa Bibbia e che doveva avere prospettive lungimiranti.

​Un progetto che richiedeva non seguaci sulla falsariga della scuola peripatetica di Aristotele dove tutti pendevano dalle labbra del maestro; né su quella di Giovanni Battista che con la sua voce, il suo essere povero e soprattutto la sua coerenza,aveva posto enormi interrogativi a tutti, dai più semplici fino ad Erode. Il suo era un progetto che solo testimoni nuovi ancorati nella misericordia avrebbero potuto realizzare. 

​Gesù, per l’appunto, indica che per la costruzione del suo progetto sono richiesti testimoni di vita, di pace, di amore … in una parola testimoni di misericordia.

​Lo chiarisce senza mezzi termini affermando che questi testimoni

non sono quelli che chiudono gli occhi di fronte ai drammi dell’umanità e non hanno paura di stare dalla parte dei poveri, dei crocifissi, di quelli che non contano nulla, degli avanzi della società, dei giovani svuotati dalla pandemia, dei delusi da tutto, di chi ha sbagliato ed è rimasto al palo o di chi non ha mai avuto affetto;

non sono quelli che hanno la tessera “del partito di Narciso” che continuano a specchiarsi in se stessi finendo nello stagno perché non sono stati in grado di guardare altrove ritenendosi il centro del mondo;

non sono quelli che con il denaro e la forza del potere pensano di comprarsi un partner, un figlio, una persona, il lavoro, la terra degli altri o addirittura il mondo.

​I testimoni che stanno con Gesù sono costruttori di futuro :

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sono quelli che guardano avanti e fanno sempre il bene di tutti, sono i Samaritani che sulle strade di sempre si fermano per ricostruire quanto è distrutto;

sono quelli che fanno frutti buoni e che coinvolgono anche i testardi o quelli che stanno in poltrona a guardare le sorti del mondo;

sono gli educatori che non si stancano di “metterci l’anima” per dare un senso alle nuove generazioni che oscillano tra spinelli e indifferenza e che non vogliono diventare grandi preferendo la comodità alla disponibilità;

sono i costruttori della vita che s’impegnano contro l’aborto e non fanno i cortei affinché si stacchi la spina a chi appare una nullità e sono anche quelli s’impegnano contro la pena di morte, la costruzione delle armi e la devastazione della natura.

​Testimoni del progetto della misericordia sono i cristiani di una Chiesa che esce dagli schemi e diventa “famiglia di Dio”. Sono quelli che s’inginocchiano di fronte all’Eucarestia come anche di fronte ai carri armati che invadono o che impongono leggi marziali. Sono quelli che diventano tesori per l’umanità e che non passano mai di moda perché chi crede nel progetto di misericordia di Gesù non conosce se non quel tempo in cui nulla può fermare l’amore per l’umanità. 

Il vostro parroco

Antonio Ruccia