IL PESO SPECIFICO DELL’AMORE – DOMENICA 2 OTTOBRE

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 17,5-10)
 
In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».
 
Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
 
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
 
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

​Si definisce peso specifico il rapporto tra il peso di un corpo e il suo volume. Se questo proviamo a paragonarlo alla fede dovremo subito dire che la fede si calcola sulla nostra capacità di amplificare l’amoire ricevuto da Dio.

​E’ questo che Gesù ha provato a far intendere ai suoi discepoli, sempre pronti a lasciarsi suggestionare dalle pseudo paure che erano pronti a crearsi. 

​Durante il cammino, la fatica della strada e soprattutto le difficoltà che aumentavano giorno dopo giorno finivano per mettere gli apostoli con le spalle al muro. All’entusiasmo iniziale dovuto ai primi miracoli e all’adesione di tanta gente che subito avevano seguito Gesù, facevano da contrappeso la paura di continuare e soprattutto la capacità di poter superare quel grande ostacolo della croce a cui Gesù aveva fatto più volte riferimento.

​Si trattava di calcolare non solo il percorso per raggiungere Gerusalemme, ma soprattutto la forza di poter proseguire il cammino. Di qui la richiesta rivolta a Gesù di poter aumentare quella fede che poteva permettere loro di non avere paura di continuare e di non tirarsi indietro quando avrebbero dovuto affrontare le prove.  

​Quella degli apostoli è la stessa e medesima difficoltà di tanti. La paura delle difficoltà unita alla non volontà di superare gli ostacoli e di superarsi tanto che ci portano spesso a viverenell’insignificanza e a sfogliare l’album dei ricordi. Foto e video in cui solamente raccontare cosa si è fatto di bene, senza mai ammettere di aver avuto poco coraggio nel raggiungere la meta.

​E’ l’esperienza di tanti giovani che temono di perdere qualcosa e preferiscono mollare. Vivono la loro preadolescenza e adolescenza anche con il fascino della fede ma nel momento di fare il salto di qualità e di immergersi nella storia di Gesù con tutto se stessi, si fermano, ritenendo che il peso del cammino sia troppo oneroso.

​E’ l’esperienza anche di tanti adulti che dopo essersi lasciati coinvolgere dall’esperienza affascinante di Cristo, mollano perché temono di togliere tempo alla loro vita e alla fine preferiscono nascondersi dietro una foglia di fico piuttosto che uscire allo scoperto e contribuire a realizzare una società a misura di Vangelo.

​Gesù agli apostoli che domandano che aumenti la loro fede risponde che è necessario che ciascuno di loro si responsabilizzi. In altri termini chiede che finiscano di vivere come bambini viziati sempre bisognosi di aiuto e mai pronti a dare tutto per amore. Per questo non ha difficoltà a dire loro che la fede ha il medesimo peso di un granello di senape. 

​Ed è qui che essi hanno subito reagito affermando che il peso del granello di senape è incalcolabile e che non può essere rilevato da nessuna bilancia.La replica di Gesù è stata immediata. Ha subito affermato che la fede è equivalente al peso del granello di senape tanto di spostare un gelso e trapiantarlo nel mare. Un linguaggio che sa di assurdo e che avrà nuovamente lasciato esterrefatti i discepoli.

​Per questo con un ulteriore racconto ribadisce loro che la fede si calcola in servizio. Chi serve e si mette a disposizione di tutti può superare qualsiasi ostacolo. E’ l’amore la bilancia per calcolare il peso del granello di senape. E’ l’amore la bilancia per calcolare la fede.

​Tutto questo:

servendo Dio, ben sapendo che pregare non è tempo perso, ma tempo donato per abbattere muri e barriere che appaiono insormontabili;

servendo la famiglia, cioè non chiudendosi nel proprio mondo, perché la famiglia è il luogo primario per educarsi vicendevolmente a vivere con tutti servendo tutti;

servendo i povericioè amando anche chi non potrà mai restituirti quanto ha avuto gratuitamente. 

​Quello che potrebbe sembrare da parte di Gesù qualcosa di assurdo, quell’affermare che alla fine siamo servi inutili è un ulteriore sottolineatura del fatto che servire vuol dire amare sempre. E’ un ribadire che l’amore gratuito e disinteressato non ha un peso. Servire e amare non sono mai un peso: sono le facce di un’unica moneta che va spesa per l’umanità.

​Chi ama non si stanca di servire e sa sempre ricominciare anche quanto tutto è andato per il verso sbagliato. La fede si calcola amando e servendo.

​Nessuno è inutile se ama e serve. Anzi è solo servendo con amore che nessuno sarà calcolato come persona inutile.

​E’ questo il salto di qualità che il Signore chiede. Non basta essere bravi.Si cresce solo se si ama ben sapendo che il peso specifico dell’amore è solo il servizio. 

Il vostro parroco

Antonio Ruccia