LO SGUARDO DELL’AMATO – DOMENICA 18 FEBBRAIO


Dal Vangelo secondo Marco (Mc 1, 12-15)


In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

​Se al fiume Giordano Gesù, in fila con tutti, dàinizio al suo cammino in cui avrebbe annunciato, creando sicuramente disagio ed incertezza, la “bella notizia”, ma soprattutto la salvezza dell’umanità; quella del deserto è solo l’inizio di una storia d’amore che lo stesso Gesù mostra con uno sguardo del tutto particolare.

​Quella del deserto è una storia d’amore fatta di sguardi e di attenzioni come le attenzioni di una mamma che “mette in guardia” i suoi figli quando li vede uscire. È una storia che trova i suoi prodomi nelle parole del Cantico dei Cantici. L’amato che cerca da lontano la sua amata e non ha difficoltà nel pronunciare le sue parole nella certezza di essere ascoltato: “eccolo, egli sta dietro il nostro muro;guarda dalla finestra, spia attraverso le inferriate. Ora parla il mio diletto e mi dice: «Alzati, amica mia,
mia bella, e vieni
” (CC2,9-10)

​E’ L’evangelista Marco che, avendo l’obiettivo di presentare Gesù, mostra come anche il deserto è il modo nuovo con cui Egli si presenta al mondo. Il deserto appare come il tempo dello sguardo d’amore di Dio. Un Dio preoccupato dell’uomo che è sempre tentato di tornare indietro e di sopravvivere piuttosto che donare il meglio di sé. 

​Il deserto è il tempo d’amore in cui anche il “vecchio Dio” si è convertito mostrando la Sua attenzione verso l’umanità e indicando nella misericordia, in quell’amore viscerale che non ha paragoni, il nuovo iter per superare le tentazioni del lassismo e del quieto vivere che spesso caratterizzano l’umanità. Se nell’esperienza del deserto del popolo d’Israele, ampiamente descritta nel libro del Deuteronomio, l’autore mostra che quell’esperienza è un tempo   di condanna e di punizione che il popolo d’Israele deve pagare per essersi allontanato da Dio, quello che comincia con Gesù nel deserto è il tempo dell’amore che passa per i primi sguardi di chi vuole raggiungere la sua amata. 

​Il deserto appare così come il luogo in cui guardare prima, per amare dopo. E’ quel preoccuparsi, quel prevenire, quell’indicare quell’attenzione che Gesù offre con il suo sguardo d’amore per superare le tentazioni di Satana che spesso è dietro l’angolo a provocare disagio e morte. 

​La quaresima è il tempo dell’innamoramento che passa attraverso gli sguardi d’amore verso i piccoli, i bambini abbandonati, gli uomini e le donne che vivono il disagio, senza dimenticare tutti coloro che subiscono violenza e sfruttamento. La quaresima è il tempo degli sguardi d’amore di chi, volendo amare dopo essersi innamorato, s’impegna per il futuro, un futuro che passa attraverso il superamento delle tentazioni di chi vorrebbe che il bene si fermasse al primo ostacolo. La quaresima è il tempo degli sguardi di misericordia di chi intende impegnarsi e che va oltre la precarietà e la superficialità. Una strada fatta da uomini e donne che avanzano per la realizzazione di un mondo di pace e una società che non condanna, ma innalza chi si è attardato o è rimasto fermo per paura di innamorarsi di Dio e dell’umanità. 

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​Non basta innamorarsi. Bisogna avere lo sguardo lungimirante di chi vuole camminare verso il futuro per andare prima e amare dopo.

​​​​​Il vostro parroco 

                                                                              Antonio Ruccia